Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Una splendida giornata di pioggia | L’analisi di Giuseppe Caporale

Il cambiamento climatico picchierà sempre più forte e capovolgerà il concetto di maltempo. Ne abbiamo avuto un esempio lampante ieri, con l’incipit del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Kenya da un palco dell’Università di Nairobi, davanti ad una platea di autorità e studenti.

Buongiorno a tutti in questa splendida giornata di pioggia…” ha esordito il nostro capo dello Stato.

Una frase d’esordio che pare un controsenso, ma non lo è affatto. Tutt’altro.

Pioveva ieri mattina a Nairobi. E Mattarella sa bene dove si trova.

Sa quali profonde ferite l’emergenza siccità sta infliggendo all’Africa orientale, assai poco distante da casa nostra.

Il dramma del Kenya

Pochi giorni fa, nell’istituto femminile Kimana Girls Secondary School, situato nei pressi della città di Loitokitok, oltre 200 babbuini hanno preso d’assalto gli ambienti interni di una scuola nel disperato tentativo di racimolare qualche alimento e scarti di cibo.

In Kenya il 2022 si è concluso con il peggiore bilancio degli ultimi 40 anni. Con la fauna selvatica in ginocchio e lo sterminio di 14 specie differenti in meno di 10 mesi.

Tra le migliaia di specie uccise dalla siccità anche animali rarissimi: 205 elefanti, 512 gnu, 350 zebre, 51 bufali, 12 giraffe.

A realizzare la gran parte di questi drammatici scatti Paula Kahumbu, la nota ecologista e CEO dell’organizzazione ambientalista WildlifeDirect.

“Vedere una giraffa è stato un pugno nello stomaco. Un bellissimo ed elegante animale ridotto a questo: la siccità sta umiliando i nostri giganti” ha commentato Paula nel diffondere le foto sui social. 

Per troppo tempo abbiamo affrontato in modo inadeguato la questione della tutela dell’ambiente e del cambiamento climatico” ha detto Mattarella nel suo lungo discorso di ieri.

Un intervento sul quale vale davvero la pena soffermarsi e riflettere.

“Il fenomeno dei profughi “climatici”, oltre che di quelli dei conflitti, è drammaticamente davanti a noi. Con il crescere della minaccia è aumentata anche la consapevolezza dei gravissimi rischi che l’umanità sta correndo”.

Eppure in segmenti della società e in alcuni Paesi non è presente il senso profondo dell’urgenza e della necessità di interventi incisivi” ha ammonito il presidente.

L’Africa vittima ma non colpevole

“Il continente africano è senza dubbio uno fra i più colpiti, pur avendo contribuito molto meno di altri all’attuale degrado della situazione. L’eccezionale durata del fenomeno, assume oramai i contorni di preoccupante nuova normalità piuttosto che di sporadica emergenza. Sono a rischio i laghi, i fiumi, tradizionali veicoli e custodi di biodiversità e ambiti di collegamento tra i territori”.

“Il Mediterraneo – mare in cui insiste l’Italia e regione che custodisce un patrimonio fra i più significativi anche in termini di ricchezza socio-culturale, grazie alla sua caratteristica unica di crocevia di tre continenti – è uno dei luoghi maggiormente in pericolo”.

“Quella della siccità è peraltro soltanto una fra le crisi climatiche”.

Kilimanjaro addio

“Secondo uno degli ultimi rapporti del Panel Internazionale sul Cambiamento Climatico, i ghiacciai sul monte Kenya rischiano di scomparire nel prossimo decennio, mentre quelli sul Monte Kilimanjaro potrebbero non resistere oltre il 2040” ha spiegato Mattarella.

“È un destino che queste magnifiche vette africane rischiano di condividere con quelle delle Alpi in Europa, dove già oggi la neve è molto meno frequente”.

“Non si può fuggire dalla realtà”.

“La riduzione delle emissioni nei tempi e nelle modalità indicate dalla comunità scientifica costituisce un obbligo ineludibile, che riguarda tutti. Non ci si può cullare nell’illusione di perseguire prima obiettivi di sviluppo economico per poi affrontare in un secondo momento le problematiche ambientali”.

Non avremo un “secondo tempo” ha concluso Mattarella.

Costretti al cambiamento

Intanto non ci resta che cambiare paradigma, cominciando dalle parole.

Mentre in passato valeva l’identità bel tempo=sole, maltempo=pioggia o nebbia, oggi dunque non è più così, come sostiene Massimiliano Fazzini, climatologo, coordinatore del team sul rischio climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale e docente universitario.

E se da un punto di vista meramente scientifico, si potrebbe iniziare a quantificare i giorni di maltempo attraverso lo studio degli indicatori climatici esistenti, mediante l’utilizzo del concetto di rarità o eccezionalità statistica di un evento meteoclimatico, dal punto di vista culturale ed educativo ciò è più complesso e richiede ben altre tempistiche.

Occorrerà certamente una nuova etica ambientale.

Ma è assai probabile che emergerà solo quando saremo costretti a farlo.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.