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David Ermini (vicepresidente Csm): «La magistratura ha un problema di rigenerazione»

La magistratura ha un problema «di rigenerazione e di uno scatto d’orgoglio rispetto a tutto quello che è accaduto». A sostenerlo è il vicepresidente del Csm, David Ermini, che sottolinea «giustamente il capo dello Stato denuncia distorsioni e degenerazioni che hanno incrinato il rapporto di fiducia con i cittadini, e la necessità di superare le logiche di appartenenza. Questo è un problema che in gran parte compete al potere legislativo e all’esecutivo risolvere, e poi c’è un problema culturale e di mentalità che la magistratura deve affrontare da sola».

«Del resto, il tema della giustizia deve coinvolgere l’intera comunità nazionale, non può essere considerata materia esclusiva da addetti ai lavori. Non solo perché la giustizia rientra negli impegni del Pnrr, ma perché tocca la civiltà di un popolo. E allora è giusto che ci sia collaborazione da parte di tutti, ma ora è indubbio che la palla ce l’abbia il Parlamento», dice in un’intervista alla Stampa.

«Sono loro che devono darci la riforma. E del resto il Csm la richiede da diversi anni. Da subito, fin dai primi scandali nel 2019, abbiamo ritenuto che una riforma anche del Csm fosse indispensabile. Sarebbe stato impensabile allora, ma ancor di più oggi, tre anni dopo, far tornare i magistrati al voto con il vecchio sistema. Il Presidente l’ha già detto più volte», sottolinea Ermini.

Sono fioccati ripetuti applausi quando Mattarella sferzava i giudici. Specie quando indicava che l’autonomia e l’indipendenza risiedono nella coscienza dei cittadini. «Quello è un passaggio fondamentale. Sta a dire: fermi tutti, l’autonomia e l’indipendenza non si toccano, perché sono cardini di una democrazia liberale. È ovvio, però, che autonomia e indipendenza devono trovare riscontro e riconoscimento nella collettività all’interno del sistema costituzionale. Non soltanto sotto il profilo del comportamento etico dei magistrati, ma anche nell’esercizio delle funzioni giudiziarie. Il Presidente è stato esplicito riferendosi alle decisioni giudiziarie in quanto il diritto dev’essere prevedibile».

«Tutto questo non è meno importante della legge elettorale. Anzi. A questo punto, ci aspettiamo che il Parlamento trasformi gli applausi in un provvedimento legislativo coerente ed efficace», evidenzia. «Bisogna far uscire la giustizia dalla campagna elettorale permanente. Il Presidente ce l’ha detto. Sarebbe ora che tutti gli operatori del diritto, gli esperti dei partiti e dei ministeri, i cattedratici, si mettano attorno a un tavolo e la smettano di agitare le bandierine. Finché andiamo avanti con le bandierine, non se ne esce», conclude.

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