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Ecco la nascita di un leader | L’intervento di Giuseppe Coco

È difficile esagerare la portata dei risultati delle elezioni di domenica per Antonio Decaro ed il PD al sud.

Il positivo risultato del PD al 24% nazionale, infatti, porta la sua firma e quella di Bonaccini ed altri amministratori come Giorgio Gori, Dario Nardella e Matteo Ricci.

Questi 5, per inciso tutti i più popolari amministratori PD e tutti di area riformista, da soli portano a casa circa 1,3 milioni di preferenze sui 5,6 milioni di voti totali del PD.

Quasi un elettore del PD su 5 ha votato per queste persone e c’è da scommettere che molti di questi voti siano addizionali rispetto alle nomenclature del PD nazionale.

È venuta a galla la forza del partito con la sua organizzazione territoriale e i suoi amministratori locali, una forza che né Il Movimento 5stelle né Fratelli d’Italia, interamente dipendente dalla sua leader, hanno.

Tornando a Decaro il suo successo va molto oltre i confini e limiti di un leader regionale.

Il PD, pur riportando un risultato aggregato positivo in realtà perde quasi mezzo milione di voti rispetto al 2019 (da 6 a circa 5,6 milioni), su scala nazionale.

Ma perde proporzionalmente meno della riduzione dell’elettorato, sempre più indifferente soprattutto per le europee.

Al sud la performance del PD è buona ma a bene vedere è molto concentrata nelle regioni più forti economicamente, Puglia e Campania.

In Puglia in particolare il PD prende più del 33% (458mila voti di cui 350mila per Decaro) e a Bari la maggioranza assoluta.

Ma Decaro guadagna anche 150mila preferenze fuori dalla Puglia.

Da solo prende quasi la metà di tutto l’elettorato del PD dell’Italia Meridionale.

La sua popolarità, quindi, si estende almeno in tutto il Mezzogiorno.

Come uomo politico Antonio Decaro ha dimostrato fino ad oggi due cose.

La prima è di essere un ottimo amministratore, capace di gestire bene una grande città e farla crescere senza grosse tensioni, anche se una maggiore vigilanza sull’economia pubblica attorno al Comune e forse una maggiore rottura di equilibri perversi sarebbe stata auspicabile.

La seconda è di essere capace di trasmettere fiducia e suscitare un grande consenso.

Un talento difficile da replicare, e assolutamente assente in un partito in cui l’empatia e la vicinanza alla gente è merce rara.

Decaro è anche un personaggio non divisivo e potenzialmente capace di recuperare elettori in aree in cui l’attuale dirigenza non può.

In ultima analisi potrebbe essere finalmente un leader credibile per il PD nazionale, il primo proveniente dal Mezzogiorno dai tempi di D’Alema, e prima Napolitano.

Da più di vent’anni, infatti, i leader di sinistra vengono solo da Emilia, Toscana o Roma, dove però domenica il partito ha subito una sconfitta pesante, mettendo in evidenza proprio l’impopolarità degli amministratori locali, Zingaretti e Gualtieri in primis.

Decaro ha anche il pregio di essere del tutto estraneo al mondo della recriminazione sudista.

Come Presidente dell’ANCI ha saputo tessere la tela tra i sindaci di tutta Italia senza per questo dimenticare le richieste degli enti territoriali del Mezzogiorno, quando legittime.

La sua performance come sindaco rende le sue richieste più credibili di quelle di altri amministratori (e intellettuali).

I prossimi mesi diranno se Antonio Decaro ha la statura di un leader nazionale, se fuori dai comodi confini di casa è in grado di incidere, il che richiede capacità diverse.

Molto però dipenderà anche dal partito, dalla possibilità, cioè, che le nomenclature romane lo vedano come una risorsa piuttosto che una minaccia.

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