Stefano Folli su Repubblica commenta quello che definisce il “monito di Prodi al centrosinistra”: “Romano Prodi – scrive l’editorialista – lo ha detto con disarmante franchezza, ma l’idea che il centrosinistra non sia in grado di rappresentare al momento un’alternativa credibile alla maggioranza di destra è largamente condivisa. E non potrebbe essere altrimenti. Prodi stesso ha prevalso due volte nelle elezioni politiche (1996 e 2006), sconfiggendo la coalizione di Berlusconi. Ma in entrambe le occasioni egli era riuscito ad allargare l’alleanza di centrosinistra verso i cosiddetti ceti moderati. Una ricetta valida per l’intero continente, per i vari sistemi politici dell’Unione e oltre. Vasto programma, avrebbe detto il generale De Gaulle.”
“La ‘terza via’ non funzionò, ma la ricerca di consensi moderati da strappare alla destra scandì con successo gli anni blairiani. Viceversa furono votati all’insuccesso gli esperimenti dei leader del Labour fieramente legati alla sinistra. Non ci vuole molta fantasia per immaginare che Prodi abbia in mente proprio la parabola laburista quando decide di ammonire il Pd di Elly Schlein: senza una linea che tenga conto dei ceti che rifuggono l’estremismo e apprezzano la moderazione nel vivere quotidiano (stiamo parlando, in due parole, dei ceti medi), è poco plausibile che una proposta di governo alternativa a Giorgia Meloni possa prendere forma.”
“Essere «testardamente unitari» è certo una prova d’intransigenza, in primo luogo morale, ma è tutto da dimostrare che sia la scelta migliore, se il fine è il ritorno al governo. Sia pure in un modello elettorale diverso da quello vigente in Italia, anche Corbyn poteva definirsi «caparbiamente unitario»; ma ciò non lo ha messo al riparo da una delle più catastrofiche sconfitte subite dal partito laburista.”
“Oggi i militanti e sostenitori del Pd sono di fronte al solito bivio. Restare fedeli al proprio moralismo ovvero sporcarsi le mani. E fare delle scelte utili a ricostruire una prospettiva che oggi — come dice l’ex premier ‘cattolico adulto’ — sembra assente.”








