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E ora speriamo tocchi all’Ucraina | L’analisi di Carlo Valentini

All’indomani della firma della pace a Gaza Carlo Valentini su Italia Oggi auspica una soluzione analoga di Trump anche per l’Ucraina: “Il presidente degli Stati Uniti ha un piglio risoluto, a volte pure contraddittorio, certamente al di fuori dei canoni tradizionali di guida di un grande Paese. È quello che gli ha consentito di trovare (forse) uno spiraglio nell’ingarbugliata situazione palestinese, che si andava sempre più incancrenendo.

Chissà se questo modo di trattare, che ha portato a un risultato insperato, – osserva Valentini – può essere considerato di buon auspicio per l’altra grave crisi che sta infiammando il mondo, quella ucraina. Donald Trump è stato decisivo nel promuovere l’accordo palestinese e anche chi ha forti riserve sul suo modo di operare (per esempio sui dazi ma anche sulla radicalizzazione interna) è giusto che gliene dia atto.

Però è altrettanto doveroso riconoscere che egli ha potuto agire grazie a una serie di circostanze: il colpo durissimo inferto da Israele ad Hamas, l’esibita totale superiorità delle forze armate israeliane che possono colpire dove e quando vogliono, l’isolamento internazionale di Israele con conseguenti rigurgiti antisionisti, un prezzo (di vite dei soldati oltre che economico) per Israele senza che vi fosse una chiara meta praticabile da raggiungere, il ribrezzo unanime per la violenza esercitata contro un popolo.

Il mix di questi fattori ha consentito a Trump di riuscire a imporre una sua soluzione, che dovrà reggere alla prova dei fatti ma che comunque è un utile punto di partenza, anche perché c’è pure l’impegno diretto sul campo, coi militari Usa che pattuglieranno i confini.

Inoltre la maggior parte dei Paesi arabi sono pienamente coinvolti e si tratta di uno degli aspetti più promettenti dell’accordo. Adesso bisogna guardare all’Ucraina, coi Paesi europei che debbono uscire dal torpore, coi manifestanti che, se saranno coerenti, scenderanno in strada per reclamare iniziative di pace, con negli occhi l’orrore per le vittime quotidiane di un conflitto insensato e con la Russia che potrebbe rinunciare all’assurda annessione di vaste regioni in cambio dell’uscita dall’isolamento anche economico internazionale.

Insomma – conclude – creiamo le condizioni perché Trump possa davvero meritarsi il Nobel per la pace”.

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