Dopo la nomina di Figliuolo a commissario per la ricostruzione dopo l’alluvione in Emilia-Romagna, e quella di Panetta, attuale membro del direttivo della Bce, a prossimo governatore della Banca d’Italia, Marcello Sorgi torna «ai giorni in cui Meloni annunciava che avrebbe chiamato a far parte del suo governo “personalità di altissimo profilo”».
«Due nomine che arrivano, una in leggero anticipo e l’altra in notevole ritardo, così che il colpo d’ala di Meloni, dopo settimane di semiparalisi politici, si spiega innanzitutto con una questione di tempi. Chiamare adesso Panetta per una carica che ricoprirà da novembre significa dare un segnale preciso alla Bce, e in particolare alla presidente Lagarde, che ha confermato un nuovo rialzo dei tassi a partire dal 1° luglio e per questo è finita nel mirino di Salvini, il quale ha annunciato che ne chiederà conto a Panetta, come se non si trattasse di una decisione autonoma, tecnico-politica della Bce, e come se i membri del vertice dell’istituto fossero lì a rispondere ai segretari dei partiti», scrive sulla Stampa.
«Anticipare la sua nomina ora, secondo Sorgi, mira dunque a sottrarlo alla smodata campagna elettorale euroscettica del leader leghista per le europee. Per certi versi anche la nomina di Figliuolo risponde alla stessa logica. Salvini voleva che il nuovo commissario emergesse dalla Lega. Oppure proponeva a Meloni di indicare un uomo suo, salvo concordare una congrua compensazione nel campo delle prossime nomine. Meloni ha preferito il tecnico per evitare che la questione degli aiuti agli alluvionati finisse nella rete delle polemiche politiche, rallentando la macchina dei soccorsi per gli alluvionati, già in evidente ritardo».