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Draghi ha dato una scossa all’Europa | L’analisi di Salvatore Rossi

Salvatore Rossi sulla Stampa plaude quella che definisce ‘la scossa’ di Draghi all’Europa: “In realtà – scrive l’editorialista – fa molto più che tratteggiare una filosofia, espone un vero e proprio manifesto.

E inizia, sembrerebbe con ironia, citando un premio Nobel per l’economia che trent’anni fa definì la competitività una «pericolosa ossessione».

Non si pensi a una sterile polemica dottrinaria.

Che una nazione ottenga il suo sviluppo economico di lungo periodo grazie a guadagni di produttività, cioè di efficienza produttiva, e non a miglioramenti, gioco forza temporanei, della propria posizione commerciale rispetto ad altre nazioni, è stata per decenni una convinzione diffusa e accettata non solo nella professione economica ma anche in quella politica e nelle opinioni pubbliche più avvedute.

Lasciare le imprese libere di competere e commerciare in tutto il mondo senza interferenze dei governi era, è, un valore che fa parte degli statuti della democrazia.

Ma, avverte Draghi, tutto questo si basa su un assunto: che tutti seguano le regole di una libera e corretta competizione.

Sfortunatamente non è così, non è più così.

Almeno due paesi colossali come gli Stati Uniti e la Cina intendono l’attività delle loro imprese come strumenti di confronto internazionale e la influenzano in molti modi.

L’Europa, la vecchia Europa, se ne sta solo ora accorgendo.

Ma non reagisce, o per lo meno non lo fa con la prontezza e l’energia che sarebbero necessarie.

È come una bella addormentata che viene svegliata a ceffoni e ne è intontita.

Draghi usa parole dure per descrivere lo stato delle cose da noi.

Guardiamo verso l’interno del nostro cortile, ci consideriamo in concorrenza solo l’uno con l’altro, non spingiamo lo sguardo verso ciò che accade fuori d’Europa, impediamo che le nostre imprese crescano nelle dimensioni e nelle ambizioni per sfidare i grandi conglomerati del resto del mondo.

Dunque, dice insomma Draghi, occorre un cambiamento radicale, per di più urgente, perché non possiamo permetterci il lusso di aspettare la prossima revisione dei Trattati europei.

E qui – conclude Rossi – introduce coraggiosamente un concetto molto controverso in Europa: se non si può fare altrimenti, allora si proceda fra chi ci sta”.

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