Dolomiti Superski si prepara alla 49esima stagione invernale, che scatterà il 25 novembre, con investimenti per 110 milioni di euro. È quanto è stato investito dalle 130 società che gestiscono gli impianti di risalita durante l’estate per rinnovare sia gli impianti obsoleti sia i sistemi di innevamento programmato che garantiscono la possibilità di sciare nel caso le condizioni meteo di inizio stagione non dovessero essere favorevoli. I comprensori sciistici di Dolomiti Superski si estendono su 1.200 km di piste, con 450 impianti di risalita in oltre 50 località alpine.
Dolomiti Superski nella presentazione della 49esima stagione invernale sostiene che «gli impianti di risalita non producono alcun tipo di emissioni in maniera diretta. Zero CO2, in quanto alimentati per la maggior parte da energia idroelettrica. Gran parte di questa energia da fonti rinnovabili viene prodotta in loco, data la presenza di molte centrali idroelettriche nelle zone alpine. Inoltre, la quasi totalità delle società impiantistiche di Dolomiti Superski ha in essere contratti di fornitura di energia elettrica green con tanto di certificato».
Il rumore prodotto dagli impianti di risalita è contenuto grazie ai motori DirectDrive dei singoli costruttori. Nella trasmissione diretta, non è più presente il riduttore con i vari ingranaggi, il che limita il rumore ed elimina grandi quantità di lubrificanti. Inoltre, i nuovi motori sono molto più efficienti in termini di consumi energetici.
Sugli impianti di innevamento programmato, fa sapere la società, «funzionano esclusivamente con energia idroelettrica, acqua pura di sorgente e aria compressa. Niente altro. Il tema degli eventuali additivi chimici è ormai da tempo obsoleto, in quanto non è mai stato concreto. Inoltre, in Italia l’utilizzo di additivi è vietato e gli uffici provinciali competenti effettuano periodicamente analisi in questo senso. L’acqua viene spesso raccolta durante i mesi estivi in bacini appositamente realizzati, per essere poi disponibile in sufficiente quantità al presentarsi delle cosiddette “finestre” di freddo ad ottobre inoltrato e a novembre, dove le condizioni atmosferiche permettono la produzione di neve tecnica».
In termini quantitativi, l’acqua impiegata per l’innevamento delle piste da sci è «estremamente meno di quella impiegata in altri settori produttivi ed economici quali l’industria o l’agricoltura. Inoltre, l’innevamento programmato è l’unico settore che, dopo aver preso in prestito l’acqua per trasformarla in neve del tutto naturale, la restituisce, pulita, al circolo idrico naturale in primavera all’atto dello scioglimento».