La crisi del clima sta mettendo sconvolgendo la natura e rischia di colpire anche le nostre tavole. I ciliegi sono già in fiore, mentre le fave sono pronte per la raccolta. Insomma, la pericolosa combinazione tra caldo anomalo e prolungata assenza di precipitazioni ha trasformato, per certi versi, febbraio in maggio, anticipando di mesi le fioriture e mettendo a rischio le semine primaverili.
Non sono affatto confortanti, si legge sul Messaggero, i risultati del monitoraggio Coldiretti sugli effetti del vasto campo di alta pressione destinato a durare per giorni, con alte temperature senza precipitazioni. Le coltivazioni “ingannate” dal clima sono in anticipo, si ritrovano con gli ortaggi in maturazione precoce e le piante da frutto che iniziano a fiorire fuori stagione. Il rischio è che il ritorno molto probabile di ondate di freddo e gelo distruggano poi i raccolti. Se il caldo anomalo da solo non bastasse, si è aggiunto ed esteso l’allarme siccità.
Dopo un 2022 che ha registrato il 30% di pioggia in meno, il 2023 è iniziato con l’assenza di precipitazioni significative e con una temperatura a gennaio superiore di 0,96 gradi rispetto alla media storica lungo la Penisola, secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr. «L’anomalia», precisa la Coldiretti, «è più evidente al Nord, dove lo scorso anno sono cadute il 40% di precipitazioni in meno e la temperatura a gennaio 2023 è risultata di ben 1,41 gradi superiore alla media. Alla vigilia delle semine il fiume Po è a secco e al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate».