«Non invidio Sergio Mattarella». Lo afferma il senatore Pier Ferdinando Casini, dopo i risultati della votazione per il Quirinale. E, rispetto alla possibilità di poter assumere la carica, aggiunge: «non ho rimpianti e mi sento sollevato».
«Il presidente si trova a gestire un quadro politico lacerato e indebolito da giorni di negoziato surreale. Solo la sua capacità di persuasione morale potrà tenere in piedi una situazione così grave», afferma l’ex presidente della Camera.
In questa fase «la politica ha dimostrato tutte le sue difficoltà», rileva Casini. Però «i tecnici non possono pensare di sostituire la politica», dice a La Repubblica. «Il fatto che tra i principali candidati alla Presidenza non ci fossero parlamentari, ad eccezione della Presidente del Senato e del sottoscritto» nota il senatore, «è il segno devastante della subalternità di una politica marginalizzata».
Anche il premier ha sbagliato, «mi sembra che sia sotto gli occhi di tutti», evidenzia Casini. «Se fossi stato Draghi» dice «avrei dichiarato subito l’opzione a governare il Paese. L’incertezza sul suo destino personale ha pesato e ha avuto un effetto grave e negativo: logorare e indebolire il governo».
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