Nonostante una raccolta negativa per quasi 50 miliardi, zavorrata dalla concorrenza del Btp, il risparmio gestito degli italiani riesce a crescere anche nel 2023, raggiungendo un valore di patrimonio pari a 2.338 miliardi.
PEGGIORA LA RACCOLTA DEI FONDI APERTI A FINE ANNO
“Nonostante l’anno scorso in tre trimestri su quattro la performance complessiva dei fondi aperti è stata positiva, i flussi si sono mantenuti negativi in tutti i trimestri”, dice Alessandro Rota, direttore dell’Ufficio Studi di Assogestioni.
“Anzi, sono andati peggiorando nel corso degli ultimi due”.
A sostenere il settore negli ultimi tre mesi sono stati l’effetto mercato, pari al 4,7% per un valore di circa 50 mld, e un effetto perimetro per l’ingresso nella segnalazione statistica di Fineco Asset Management, pari a 19 mld.
Insieme, i due hanno permesso alle masse totali di chiudere il 2023 in ascesa del 7% a 1.149 miliardi di euro, contro i 1.075 mld a segnati a dicembre 2022.
POSITIVI I FONDI ITALIANI, IN CALO QUELLI ESTERI
Il trend complessivo nasconde però un alto livello di eterogeneità.
“Nel quarto trimestre i fondi italiani hanno beneficiato di una raccolta di 1,9 miliardi di euro, spinta dagli afflussi che sono confluiti verso i fondi a scadenza di nuova generazione.
Per contro, i cross-border hanno subito deflussi per 7,1 miliardi di euro per effetto, in questo caso, delle forti fuoriuscite che hanno colpito i mandati assicurativi di Ramo I e III, che spesso hanno questa tipologia di prodotti come sottostante”.
In ogni caso, tutte le categorie di prodotto – fondi italiani, roundtrip ed esteri – hanno beneficiato di un effetto mercato positivo, “con valori compresi tra il 4% e il 5%”.
Guardando poi allo spaccato per trimestre dell’intero anno, Rota osserva che “i fondi italiani hanno beneficiato di afflussi netti positivi in tutti i periodi, sempre per effetto del lancio di fondi a scadenza.
Al contrario, i prodotti esteri hanno subito deflussi in tutti i trimestri, in particolare nell’ultimo quarto d’anno”.
BENE LE RETI, PEGGIO LE BANCHE
“Un’immagine simile – prosegue Rota – l’abbiamo per canale di raccolta.
Le reti di consulenti finanziari hanno avuto sempre flussi positivi, seppure di poco, mentre le banche hanno registrato flussi negativi in tutti i trimestri.
Più volatili, invece, i dati dei fondi istituzionali e dei fondi che sono sottostanti wrapper assicurativi”.
Tra i singoli attori del mercato è il gruppo Poste a classificarsi al primo posto per raccolta netta con 7,92 miliardi.
La new entry Fineco Asset Management ha messo a 2,75 miliardi di raccolta netta, guadagnandosi la medaglia d’argento.
Completano la top five Mediolanum con 2,55 miliardi, Arca con 2,38 miliardi e Jp Morgan Asset Management con 2,35 miliardi.
A soffrire maggiormente è la raccolta di Intesa Sanpaolo (-26,18 miliardi), Generali (-8,99 miliardi), Amundi (-7,6 miliardi), Anima (-4,15 miliardi), Axa Im (-3,97 miliardi) e Pictet (-3,47 miliardi).
Infine Azimut, che non fa parte di Assogestioni, nel 2023 ha totalizzato flussi netti per 6,9 miliardi.
L’EFFETTO DELLA FEBBRE DA BTP
Infine, guardando ai dati per asset class, il direttore nota come “i fondi azionari, che nel 2022 erano stati protagonisti di una buona performance in termini di raccolta, abbiano invertito la rotta dal terzo trimestre di quest’anno.
Sostenuti e positivi, invece, i dati dei flussi dei fondi obbligazionari, grazie alla performance di raccolta dei fondi obbligazionari a scadenza”.
Dovuto l’accenno al Btp che nel 2023 ha attratto diversi piccoli investitori.
“L’anno scorso le famiglie hanno privilegiato la sottoscrizione di titoli di Stato, a detrimento sia dei depositi, sia, nella seconda parte dell’anno, dei prodotti di risparmio gestito”.
E proprio su questo fronte insiste Rota, spiegando che “le gestioni retail, tipicamente indirizzate verso la clientela upper affluent e private, hanno subito deflussi per circa 200 milioni di euro.
Positivo, invece, il dato dei fondi chiusi, +2,3 miliardi, in particolare di quelli mobiliari che investono in azioni e obbligazioni di emittenti non quotate”, +1,7 mld.
La carrellata si conclude con le gestioni istituzionali, che vantano un patrimonio di circa 940 miliardi, nonostante abbiano subito deflussi per circa 9 miliardi.