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Beatrice Fontaine, Presidente Associazione Dimore Storiche Italiane ER: “Il patrimonio culturale privato è industria per il Paese”

Beatrice Fontaine, Presidente Associazione Dimore Storiche Italiane – Sezione Emilia-Romagna, ha partecipato agli Stati Generali della Ripartenza 2025 “Insieme per far crescere l’Italia”, organizzati a Bologna dal 27 al 29 novembre 2025 dall’Osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia”.

Il suo intervento si è tenuto nel panel “L’industria del turismo“, moderato dalla giornalista Giulia Lea Giorgi.

Ecco l’intervista rilasciata prima di partecipare all’evento.

Allora oggi si è parlato del turismo, turismo come industria, quindi la necessità anche di automatizzare o comunque di presidiare correttamente tutto il processo e tutto l’insieme che sta intorno al turismo.

Sì esatto, io oggi mi trovo a rappresentare il patrimonio culturale privato, quindi associazione di more storiche italiane, sezione Emilia-Romagna e noi dobbiamo essere percepiti sempre di più come un’industria culturale, cioè noi siamo una grande leva per tutto il paese, siamo su tutto il territorio nazionale, oltre 47 mila immobili e ogni anno generiamo un discreto numero di visitatori. In situazione pre-pandemica abbiamo generato 45 milioni di visitatori e nel 2024 35 mila.

Oltre il 60% dei nostri proprietari svolge attività economiche e quindi non immaginiamoci le di more storiche come un’opera d’arte statica ma dinamica e calata in questo contesto economico e sociale. Quindi il ruolo dell’associazione è quello di cambiare un po’ la narrazione che si ha del proprietario di beni vincolati, non va più immaginato come una persona arroccata all’interno del proprio castello ma una persona che è pronta a dialogare, a mettersi in gioco che da anni oramai lo fa, perché oramai i primi proprietari aprirono 40 anni fa e trasformarono le loro case in vere proprie piccole imprese, piccole o grandi imprese culturali.

Che cosa manca, di cosa c’è bisogno, qual è la vostra richiesta nei confronti del paese?

Allora la prima difficoltà che incontra un proprietario è quella della conversione, l’ho detto anche poco fa, cioè convertire un bene che era nato con un’altra destinazione d’uso è molto complesso, perché la conversione prevede magari la creazione di una casa, di una struttura ricettiva ad esempio, quindi da un punto di vista legislativo noi chiediamo che ci siano innanzitutto dei tempi più veloci da parte magari delle soprintendenze o dei comuni che devono approvare i progetti, è una certa elasticità perché è chiaro che noi non possiamo rispondere alle normative della legge sull’edilizia moderna, quindi si parla di casa del 400, quindi ci vuole una certa apertura mentale, la chiamerei, e poi chiaramente c’è un problema finanziario, perché avere questi beni che hanno anche misure gigantesche come 2 o 3 mila metri quadrati da gestire e riconvertire, lei capisce che ha dei costi inimmaginabili e impossibili per un proprietario e pertanto noi chiediamo che venga strutturata una forma di finanziamento che non si limiti al bando, cioè il classico bando, il finanziamento limitato a un’occasione, ma che diventi un finanziamento costante, delle agevolazioni costanti, ad esempio la deduzione, la deducibilità delle spese al 100%, adesso siamo al 19%, mentre l’ultima legge organica che prevedeva il 100% della deduzione risale al 1982, legge 512 del governo Spadolini, quindi si parla di tantissimi anni fa, dal 100% siamo calati in maniera impressionante, in altri paesi come la Francia siamo al 75%, quindi noi abbiamo la necessità che venga strutturata una forma di finanziamento come ad esempio si fa per i musei pubblici, cioè l’art bonus, ieri appunto il direttore della Pinacoteca di Bera lo invidiavo perché ha dei numeri chiaramente fantastici, però ha anche probabilmente accesso a delle forme di finanziamento come l’art bonus che al momento non può essere sul patrimonio culturale privato, queste sono un po’ le cose, poi ce ne sarebbero tante altre.

Assolutamente, ma quanto è importante parlarne, cioè gli stati generali della ripartenza nascono proprio come un luogo di dialogo, anche di diverse posizioni, ma di confronto, perché poi l’obiettivo che abbiamo tutti quanti è quello di far crescere l’Italia.

Allora, parlarne è importantissimo, soprattutto per noi, perché noi siamo conosciuti come privati, come dei beni privati, in verità siamo un’industria culturale, come dicevo poco fa, e quindi per noi è sempre più importante essere invitati a appuntamenti di questo tipo, e grazie al cielo ne succede sempre più spesso, quindi siamo contenti di questo, ma deve cambiare la narrazione che c’è dietro a un bene vincolato, cioè come dicevo prima, dobbiamo far capire all’opinione pubblica, che già lo ha capito secondo me, perché abbiamo tantissimi visitatori, come dicevo poco fa, quindi non solo l’opinione pubblica ma anche le istituzioni, ma bisogna parlarne sempre di più, noi abbiamo tre giornate all’anno in cui apriamo al pubblico gratuitamente, cioè noi abbiamo i nostri proprietari che aprono gratuitamente al pubblico le loro dimore, a maggio con la giornata nazionale delle dimore storiche, oltre 500 dimore, castelli, giardini, palazzi su tutto il territorio nazionale, ad ottobre abbiamo la giornata degli archivi, quindi noi andiamo ad aprire gli archivi privati, che è un’iniziativa che noi abbiamo in collaborazione con il Ministero della Cultura, cioè lo stesso weekend apriamo il sabato e il ministero la domenica, quindi è anche questo importantissimo rapporto tra pubblico e privato che deve diventare sempre più forte, e infine abbiamo la giornata dell’agricoltura a novembre e anche lì apriamo dimore storiche che ospitano piccole aziende agricole, quindi questa iniziativa devo dire che ha un successo enorme, perché è molto accessibile, mentre la giornata sugli archivi è molto per un mercato di nicchia, chiamiamolo, cioè solo per esperti, come si suol dire, la giornata dell’agricoltura e la giornata nazionale di dimore storiche abbiamo tantissimi istitutori, quindi noi siamo qua per farci conoscere, però allo stesso tempo deve essere chiaro che noi siamo un anello fondamentale dell’economia del paese, cioè questo secondo me non è ancora chiaro e siamo ancora certe volte visti come dei privilegiati, cosa che non è assolutamente vera, perché le nuove generazioni non vogliono ereditare questi beni, cioè il giovane che vuole andare a studiare a New York piuttosto che a Londra, all’estero, non vuole ereditare una dimora storica perché può diventare un problema e quindi benvengano le università, come appunto diceva ieri anche il direttore della Pinacoteca, le facoltà di economia dei beni culturali, questo ce n’è bisogno, inoltre noi andiamo ad alimentare delle filiere, almeno quattro filiere, quella della manutenzione, quella del turismo, quella dell’agricoltura e quella della conoscenza, cioè noi con investimenti dei nostri proprietari in manutenzione generiamo circa 2 miliardi, vengono spesi 2 miliardi di euro, che equivale all’1,8% dell’occupazione italiana, quindi aiutando noi si aiutano anche le famiglie di proprietari di imprese, artigiani e manteniamo quell’unicità che abbiamo in Italia, cioè quel know-how che abbiamo in Italia sull’artigianato ad esempio, che ci invidiano in tutto il mondo, i maestri Vretra, i restauratori, guarda dove siamo oggi, cioè tutto ciò che si riesce a restaurare è il nostro know-how unico e quindi per questo ci vogliono delle politiche che agevolino questa formazione.

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