Annalisa Caruso, Ceo Ovyé, ha partecipato agli Stati Generali della Ripartenza 2025 “Insieme per far crescere l’Italia”, organizzati a Bologna dal 27 al 29 novembre 2025 dall’Osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia”.
Il suo intervento si è tenuto nel panel “La crescita e la produttività delle imprese italiane: i fattori su cui puntare“, moderato dal giornalista Lirio Abbate.
Ecco l’intervista rilasciata prima di partecipare all’evento.
Oggi si è parlato di produzione industriale, di imprese e da un lato l’Italia è un’eccellenza nel mondo sotto tanti punti di vista, però c’è anche una situazione di crisi che bisogna sapere affrontare.
È una crisi che è diventata strutturale purtroppo, come ho fatto nel mio primo intervento ho fatto appunto vedere qualche numero, qualche dato che fa ancora più riflette rispetto al mio intervento dell’anno precedente. Il quadro non è migliorato anzi, ma diciamo giusto per darvi un po’ di numeri su quello che è la situazione oggi, e io parlo dell’industria calzaturiera perché vengo chiaramente in questo settore, parlano di una produzione di 125 milioni di paia all’anno prodotte in Italia, una produzione che ha un numero molto rilevante ma che perde costantemente ogni anno, quindi è un numero che è in diminuzione anche se lieve, ma è sempre in diminuzione e l’85% di quello che produciamo lo esportiamo, principalmente in Europa, quindi nei primi principali paesi europei, quindi Francia, Germania, Spagna, qualcosa anche in Cina e qualcosa negli Stati Uniti, anche se non in percentuali così rilevanti.
Il dato ancora più interessante è che invece il 90% di quello che consumiamo in Italia lo importiamo, quindi qual è la morale? Che noi importiamo dall’estero un prodotto a basso prezzo, di minore qualità rispetto a quello che produciamo, e invece tutto quello che produciamo lo esportiamo fuori dal nostro paese, questo cosa vuol dire che l’italiano, il consumatore italiano ha forse perso un po’ il senso della qualità ed è anche una cosa, come dire, forse naturale perché quello che consumiamo costa chiaramente molto meno rispetto a quello che produciamo, quindi questa è una perdita comunque di know-how importante per le aziende italiane perché comunque fanno fatica a mantenere la competitività a questi livelli, è praticamente impossibile competere e quindi ci stiamo ritagliando una nicchia nel mercato, che è quella del made in Italy, quella della qualità alta, che però va a colpire una fascia sempre più ridotta del consumatore, perché chiaramente è un prodotto che costa 100 volte di più rispetto a quello che possiamo permetterci, quindi è chiaro che tutto si complica un po’, però vediamo un po’ noi imprenditori riusciamo comunque, come dire, a resistere, a provare di resistere contro tutti.
Le istituzioni ci devono aiutare nel lungo periodo perché non basta la cassa integrazione per aiutarci, perché la cassa integrazione, bisogna costruire. Questa è una richiesta che faccio alle istituzioni che ci ascoltano e devono assolutamente sostenere un mercato che è uno dei mercati più belli e interessanti del nostro Paese, però spero che ci ascoltino in maniera più costruttiva rispetto a quello che hanno fatto fino ad adesso, perché comunque la qualità del nostro lavoro in Italia non esiste in nessun’altra parte del mondo e questo è il fattore di ripartenza secondo me.








