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Allarme prezzi alimentari, dal 2021 impennata del 25% | L’analisi dell’Istat

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Aumenti del 25% dal 2021 ad oggi. I prezzi degli alimentari sono letteralmente schizzati negli ultimi anni: spinti al rialzo dalla ripresa post pandemia prima e dallo shock energetico dopo, cibo, bevande e tabacco hanno registrato un’impennata di 8 punti superiore rispetto all’inflazione armonizzata generale, cresciuta nello stesso periodo di circa il 17%.

E il loro peso, quello di beni incomprimibili nella spesa di ogni famiglia, si è fatto sentire soprattutto sui redditi più bassi. A tracciare il quadro è l’Istat, che agli alimentari, già da qualche tempo sotto l’attenzione dei consumatori, ha dedicato un focus specifico.

I dati parlano chiaro e mettono nero su bianco ciò con cui gli italiani si sono abituati a fare i conti negli ultimi tempi. Gli alimentari freschi sono aumentati di oltre il 26%, quelli lavorati di poco più del 24%. Più in particolare, il prezzo del cibo, a settembre 2025, è cresciuto del 26,8% rispetto ad ottobre 2021, con incrementi più ampi per i prodotti vegetali (+32,7%), latte, formaggi e uova (+28,1%) e pane e cereali (+25,5%).

Guardando alla curva nel tempo, i primi aumenti si registrano nella seconda metà del 2021, dopo quindi la fine dell’emergenza Covid e il ritorno ad una certa normalità. La vera impennata arriva però all’inizio del 2022, in coincidenza con lo scoppio della guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia e la chiusura dei rubinetti del gas in arrivo da Mosca.

Il rincaro delle materie prime, il cambiamento climatico e i conseguenti eventi metereologici e ambientali avversi nei grandi paesi esportatori (periodi di siccità seguiti da inondazioni, proliferazione di agenti patogeni delle piante come quelle del cacao o del caffé) hanno contribuito ad acuire la tensione fino alla metà del 2023, anche se gli aumenti sono continuati, seppure a tassi più moderati, anche nel periodo successivo.

I calcoli arrivano anche dalle associazioni dei consumatori, attente osservatrici del fenomeno fino ad oggi. L’Unione nazionale consumatori esamina i dati di ottobre e rileva che in un mese il cioccolato è rincarato del 2,7%, i gelati del 2,6%, il cacao e il cioccolato in polvere del 2,1%.

Rispetto a ottobre 2024, il cacao in polvere costa il 22% in più, il caffè il 21%, il cioccolato il 10,2%, la carne bovina il 7,9%. Insomma, “andare a fare la spesa è diventato oramai un lusso”, afferma l’associazione a cui fa eco anche Assoutenti.

“I maxi rincari non solo impoveriscono, ma portano a profonde modifiche nelle abitudini, al punto che una famiglia su tre è stata costretta nell’ultimo anno a tagliare la spesa”, afferma il presidente Gabriele Melluso, che denuncia “una situazione paradossale: le famiglie spendono sempre di più per un carrello sempre più vuoto”.

Una spinta ai consumi, anche se in tutt’altro settore, potrebbe arrivare ora dal bonus elettrodomestici, voucher da 100 a 200 euro al via il 18 novembre.

I dati dell’Istat diventano però motivo anche di polemica politica con le opposizioni che accusano il governo di scarso attivismo di fronte alla “vera patrimoniale griffata Meloni”.

“Tutti noi mangiamo, al Nord come al Sud, imprenditori e lavoratori, abbienti e meno abbienti. E la deflagrazione del carrello della spesa è il vero dramma che strozza il paese, senza che in tre anni il governo sia stato in grado di fornire una soluzione”, affermano i parlamentari 5S.

“Di fronte a questi dati un governo serio si preoccuperebbe di trovare risorse per gli stipendi e per ridurre i costi dell’energia. Invece, litiga sulle rottamazioni”, accusa il presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia. “Un governo mediocre e incapace sta massacrando il portafoglio degli italiani”, conclude laconico Matteo Renzi.

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